A causa di grandi guai finanziari, soffocata dal peso di un indebitamento che andò oltre la quota di 60 milioni di euro e la costrinse a ricorrere alla procedura di concordato preventivo, la Reni spa ora liquida. All’asta finiscono beni per un totale di 17.154.227 euro che è anche il prezzo minimo dell’offerta.
Tali offerte dovrebbero arrivare, in busta chiusa, entro e non oltre le 11 del 27 giugno, allo studio del commissario liquidatore Sergio Pajola di Porto Mantovano. Terreni e capannoni, valutati 14 milioni, non sono stati inseriti nell’elenco dei beni all’asta.
Ci sono invece macchinari e giacenze di ricambistica per 16,5 milioni magazzino ricambi per 263mila euro, arredi per 17.685 euro , attrezzatura informatica per 6.760 euro, automezzi necessari alla produzione per 561mila euro. Attrezzature che, fino a qualche mese fa, sono state necessarie agli oltre 250 dipendenti a far funzionare l'azienda e che oggi diventano invece materia da vendere al miglior offerente per trovare le prime risorse finanziare utili a ripianare una parte dei debiti.
Dal marzo scorso i 250 dipendenti della Reni sono, però, finiti tutti in mobilità. Il primo segnale di crisi è arrivato al marzo 2012, quando, per la prima volta nella sua lunga storia, l'azienda è ricorsa alla cassa integrazione ordinaria a rotazione per trenta operai, che funzionava in questo modo: una settimana a casa ogni tre al lavoro. Dopo l'estate l'azienda ha prolungato le ferie ai dipendenti perché non aveva abbastanza soldi per pagare i fornitori. In scadenza a settembre del 2012, la cassa integrazione è stata prolungata mentre gli stipendi restano fermi a giugno. Da lì sarà un continuo altalenarsi di notizie negative e spiragli.
Da marzo a novembre scorso sono partiti nove mesi di cassa integrazione straordinaria che l'Inps autorizza solo agli inizi dell'anno. Per mesi i dipendenti restano senza stipendio e senza ammortizzatori sociali, senza un reddito.
La Reni è stata posta in liquidazione dal 9 maggio 2013. L'assemblea dei creditori era riuscita ad approvare a maggioranza, contrario soltanto Mps, il concordato preventivo che doveva consentire nel giro di quattro anni di saldare buona parte dei debiti contratti dall'azienda. Un'azienda che, nel tempo, come era già stato accennato, aveva accumulato un passivo di quasi 63 milioni di euro, rispetto all’attivo di 34 milioni.
Il piano prevede il pagamento, per 28 milioni, dei crediti privilegiati. Ovvero, i primi a essere pagati saranno i dipendenti; successivamente l'erario e gli enti previdenziali e assistenziali e infine gli ipotecari. Poi, a seguire, tutto il resto. La Reni era un'azienda centrale a livello europeo nella produzione di compensato, multistrato, truciolare e laminato che, grazie a una forte esperienza nel settore unita ad un alto livello di professionalità, vantava la presenza dei suoi prodotti nei cinque continenti. Il gruppo Reni operava da più di 100 anni nel ramo del legno.