Graziano Gemetti ha creato la Gesitronic SA dal niente, ormai circa 30 anni fa: ora ha 24 dipendenti, donne della Valle, il cui futuro è fortemente incerto.
Graziano Gemetti si rifiuta di essere una mosca bianca. Il padre dei suoi 24 dipendenti, imprenditore di paese, ha così commentato. “solo due frontalieri, il resto sono donne della Valle, quasi tutte mamme» spiega”. Gemetti è uno che guarda più alle persone che alle ore lavorative. “Abbiamo tutte permessi d’uscita per i bisogni dei bambini, diversi giorni di vacanza extra per le esigenze familiari” dicono i dipendenti. Lui spiega con cuore: “So cos’è il sacrificio: ho costruito quest’azienda da zero, sul vigneto di mio padre, partendo da solo”.
La situazione ha iniziato ad aggravarsi nel 2011 dove un calo degli ordini ha costretto Gemetti a rinunciare al suo stipendio per qualche mese: “Capita, nei momenti di crisi, non era la prima volta”. Ma i bilanci di perdita erano troppi e così, Gemetti è arrivato alla scelta più sofferente, ovvero, quella di “Ipotecare la propria casa è un rimedio estremo, ma anche questo non poi così strano quando uno è attaccato all’azienda”. Oggi i nodi tornano al pettine, all’estinzione dell’ipoteca non manca molto: ma molte nuvole sembrano porsi all’orizzonte.
“A rischio un posto su tre. Il salario minimo di 4mila franchi? Non so cosa farei, se dovesse passare”. Gemetti ha, però, fatto i suoi conti ipotetici. Stando a questi la Gesitronic per non chiudere dovrebbe licenziare un terzo dei dipendenti. In merito, ha dichiarato: “Non voglio nemmeno pensarci la preoccupazione è grande. Due settimane fa ho invitato in azienda i parlamentari ticinesi: la politica deve toccare con mano i problemi dell'economia, il rischio altrimenti è di perdere contatto con la realtà”.
Tra i 60 parlamentari invitati da Gemetti, solo 9 di questi si sono presentati in azienda, il 16 aprile scorso, in sordina: nessun comunicato, nessun giornalista.
“E neanche un granconsigliere, purtroppo. Li ho fatti parlare con gli operai, poi risottata in fabbrica: chissà se sarà servito a qualcosa...». Gemetti non nasconde le sue preoccupazioni.
E preoccupate sono anche le mamme-dipendenti: a Claro, tolto qualche artigiano, la Gesitronic è l’unica fabbrica. Chiuderla significherebbe far perdere ogni speranza a questa gente che vive tra i parti e le montagne.
Quale sarà la sorte di questa perla di sudore e di questo grande gesto di nobiltà da parte dell’imprenditore?