Da settembre a novembre inoltrato è stata prevista la demolizione a colpi di maglio oltre cento case. L’incarico di predisporre i piani per l’intervento tecnico e le perizie necessarie per dare il via libera agli abbattimenti “chirurgici” degli immobili abusivi (sinora segreti) nelle diverse località individuate dall’ufficio demolizioni della Procura gallurese è stato attualmente affidato a una trentina di ingegneri.
Questi ultimi, entro la fine dell’estate, dovranno presentare al capo della Procura i loro elaborati includenti i costi d’intervento e della necessaria fattibilità. Anche perché, in diversi casi, c’è da abbattere soltanto porzioni di fabbricati realizzati abusivamente e per i quali è già intervenuta una sentenza irrevocabile di demolizione, mai resa operativa dai diversi comuni nei quali sono concentrate le strutture abusive.
Da Santa Teresa passando per Palau, le campagne e le coste di Arzachena, Porto Istana (4 villette) e Olbia, dove è concentrato il numero più alto di abusi da sanare a colpi di ruspa.
“In questi giorni sono in corso le ricognizioni delle case da parte di un gruppo individuato dalla Procura e potenziato di recente con tre ingegneri, un attività che precede le demolizioni”, ha affermato ieri il procuratore Domenico Fiordalisi nell’illustrare il suo piano di intervento. I nuovi edifici da abbattere sono stati individuati facendo una lunga ricerca tra le sentenze emesse dalle ex preture di Olbia, Tempio e la Maddalena, dal tribunale e dalle ex sezioni staccate, sentenze di demolizione passate in giudicato e mai messe in esecuzione per le motivazioni più disparate, prima tra tutte l’impopolarità che si andrebbe ad abbattere, con il mattone, sul politico che la dispone.
Domenico Fiordalisi, che possiede quale cimelio importante una ruspa in miniatura, ha parlato di intervento su “seconde case effettive anche se la Cassazione ha stabilito che tra esigenze abitative e quelle della tutela del paesaggio, prevale sempre quest'ultimo”.
Il procuratore gallurese, poco meno di una settimana fa, ha premuto perché si costituisse una autorità nazionale contro gli abusi edilizi. “Ai sindaci deve subentrare una agenzia nazionale che si occupi delle demolizioni in tutt’Italia, gli amministratori sono troppo esposti: magari le ordinanze le firmano pure a centinaia, ma poi non hanno la forza di farle eseguire, ci sono troppi timori per la campagna elettorale e per i contraccolpi al momento del voto”.
L’ultimo caso di ribellione collettiva era accaduto alla Maddalena durante lo scorso aprile, quando davanti alle ruspe inviate nell’arcipelago per abbattere una serie di case realizzate abusivamente si era formata una catena umana con in testa il sindaco e i consiglieri comunali.
Una situazione di estrema tensione che aveva portato alla “militarizzazione” dell’area nella quale dovevano operare le ruspe, i cui manovratori vennero insultati pesantemente e anche minacciati di morte da diversi cittadini che erano riusciti ad aggirare il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine.
A causa di tali manifestazioni di intemperanza è stata aperta una azione penale a carico di quattro persone.