Il fallimento del Parma è una delle ferite più recenti e note del panorama calcistico italiano. E a poco – almeno dal punto di vista giuridico – è servita la recente promozione del Parma Calcio 1913 in Lega Pro visto e considerato che la procedura fallimentare, gestita dai curatori Angelo Anedda e Alberto Guiotto, sta ancora cercando di gestire un passivo di 128 milioni di euro, di difficile fronteggiabilità.
Chi sono (ancora) i creditori del Parma
Il rischio che alla fine della procedura fallimentare qualcuno possa risultare insoddisfatto è piuttosto palese. Dei 128 milioni di euro di passivo, una buona parte sono i fornitori del club: “colpa” (virgolettato d’obbligo) dei controlli Covisoc, che hanno lungamente posto la luce sul debito sportivo, inducendo gli amministratori delle società calcistiche a dare massima priorità al versamento di stipendi e di ritenute per non incorrere a penalità (appunto) sportive, ma con la conseguenza indiretta di dilazionare straordinariamente gli altri pagamenti. Da non sottovalutare, comunque, che una buona parte dei creditori del Parma sono gli stessi giocatori che non hanno aderito agli ex incentivi all’esodo, o alle altre modalità che dovevano indurre un più agevole scioglimento dei contratti.
Soddisfazione dei crediti: quante possibilità ci sono?
Per il momento – come già ricordato – le possibilità di una piena soddisfazione delle richieste dei creditori sono abbastanza poche, visto che non vi sono numerosi asset da cui attingere. I curatori stanno tenendo il marchio (da vendere al momento più opportuno) e contemporaneamente hanno avviato delle azioni di responsabilità nei confronti di 17 tra ex amministratori e sindaci della società, e il deposito di 10 citazioni nei confronti di squadre di Serie A e B, al fine di consentire la riscossione di circa 16 milioni di euro di crediti derivanti dalla cessione di calciatori.
Di fatti, ricorda la stampa sportiva, sebbene normalmente le transazioni di compravendita dei giocatori siano gestite in compensazione dalla Lega Calcio, con il fallimento del Parma il rapporto associativo è venuto meno. Per tale motivo, i curatori stanno cercando ora di recuperare 4,3 milioni di euro dalla Lazio (per l’acquisto di Parolo), 3,6 milioni di euro dall’Inter (per le operazioni Belfodil e Crisetig), 3,2 milioni di euro dal Sassuolo (per Chibsah e Mendes), 2 milioni di euro dal Cagliari, 800 mila euro dal Milan, e importi minori da Atalanta, Genoa, Palermo, Frosinone e Latina.
Altro asset da liquidare è inoltre il centro sportivo di Collecchio. Per il momento non si hanno dettagli su eventuali proposte: la La base d’asta era stata fissata al valore di perizia di 9,9 milioni di euro, con il disciplinare di gara che assegnava tuttavia al curatore la facoltà di accettare anche un’offerta di importo non inferiore ad euro 7,425 milioni. Il Centro Sportivo di Collecchio è attualmente utilizzato dal Parma Calcio 1913 che detiene sul bene un diritto di prelazione.
La vicenda è dunque ben lungi dal concludersi, sebbene – almeno sportivamente parlando – la rinascita del Parma sia già stata ben avviata…