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Fallimenti in calo e aumento di nuove imprese? La situazione a fine 2021 in Italia


Potrà forse suonare strano ai più ma, al momento, nonostante la crisi economica e il duro colpo assestato alle imprese dalla pandemia del Covid- 19, il numero delle nuove imprese che hanno aperto da poco è in aumento, dato che, tra l'altro, va in forte contrasto con quello del fallimento imprese. In Italia si assiste dunque a due tendenze che possono far ben sperare in futuro anche se da più parti si chiede di agire con cautela perché la campagna vaccinale è ancora in corso, l'inverno e alle porte e non si conosce l'impatto che le nuove varianti potrebbero avere in un futuro non troppo remoto, ma andiamo a vedere meglio in dettaglio.

La situazione economica italiana nel secondo semestre 2021

Ma qual è la vera situazione economia italiana al momento? Secondo l'ISTAT, all'interno dei confini nazionali, si possono attualmente contare ben 80 mila nuove imprese circa in questo secondo trimestre del 2021. Inoltre si deve segnalare anche un dato che non è assolutamente da trascurare, infatti al numero crescente di nuove imprese si accompagna il calo dei fallimenti. Secondo il recente studio intitolato "Demografia d'impresa" la situazione del nostro Paese mostra segnali di ripresa anche se, ovviamente, non ancora comparabili alla situazione pre-Covid del 2019. Stanno andando bene i settori che comprendono le costruzioni, i servizi d'informazione e quelli immobiliari. Stentano invece, com'è comprensibili, i reparti legati al mondo della ristorazione.

Quindi, ricapitolando, il fallimento imprese è in diminuzione e nascono nuove imprese: questo è lo stato di salute economico italiano. L'Italia dunque sta facendo prove tecniche di ripresa, visto che potrebbe trattarsi semplicemente di un rimbalzo, ma prima o poi le cose sembrano essere destinati a quella normalità esistente in epoca pre-Covid come mostrano anche i dati diffusi dall'ISTAT. In questo secondo trimestre annuale i dati riguardanti la registrazione di nuove imprese sono in positivo, per un 3,2% in più, rispetto al trimestre precedente e i fallimenti, sempre comparando questi due periodi di tempo, si riducono dell'8,9%. Inoltre, in termini di stagionalità, le nuove registrazioni sono già superiori a quelle del periodo pre-crisi, però solo per quel che riguarda alcuni settori: finanziari, professionali e costruzioni.

Il dramma della ristorazione e degli esercizi ricettivi

A pagare lo scotto maggiore sono due settori, quello della ristorazione e gli esercizi ricettivi. Nel secondo trimestre le registrazioni di nuove imprese sono qui state inferiori del 40,6% rispetto allo stesso periodo del 2019 a cui aggiunge un 5,7% di fallimento imprese del settore. Anche i trasporti stanno soffrendo molto l'attuale situazione incerta, portando perdite per un 5,7%, in contrasto con un orientamento positivo mostrato invece nel primo trimestre. Questi settori restano alla finestra, toccati maggiormente dalla pandemia, vivono dell'insicurezza prodotta dalle nuove varianti e dalla maggior rigore delle misure restrittive che il governo ha imposto loro, riduzione dei costi, green pass ecc. I settori che fanno segnare un aumento del 3,9% sono quelli assistenziali, d'istruzione, d'intrattenimento e di cura della persona.

I fallimenti delle imprese italiane, salvo alcuni particolari settori, sono quindi in calo a tutti gli effetti. In questo secondo trimestre dell'anno ancora in corso sono state ben 78260 le registrazioni di nuove imprese in totale, contro "solamente" 2.380 fallimenti. Sembrano quindi emergere nuovi interessanti segnali di recupero dopo il crollo economico avvenuto nel biennio precedente, cioè 2019-2020. Restando nell'ambito specifico dei fallimenti vediamo che anche questi s trovano su livelli decisamente inferiori rispetto al mondo pre-Covid del 2019. Sempre secondo il recente rapporto prodotto dall'ISTAT la riduzione dei fallimenti è generalizzata, infatti un altro aspetto positivo è che il numero di procedure fallimentari è andato a ridursi in tutti i settori.

Salvati dal Decreto Liquidità

A questo punto bisogna far notare una cosa decisamente importante, cioè che la riduzione dei fallimenti fatta registrare in questo secondo trimestre è un fenomeno strettamente collegato al cosiddetto Decreto Liquidità. Questo importante decreto è infatti entrato in vigore lo scorso 9 aprile 2020 e ha, a tutti gli effetti, bloccato in modo amministrativo fino al 30 giugno scorso la possibilità di dichiarare fallimento insieme allo stato d'insolvenza. Dopo questa data e con la riapertura dei tribunali amministrativi, i fallimenti hanno inevitabilmente fatto registrare un immediato rimbalzo, che, molto probabilmente, continuerà anche nel quarto trimestre. Logicamente, un percorso simile, anche se molto meno evidente, ha accompagnato sempre nello stesso periodo, anche le registrazioni.

Ma il fallimento imprese quanto influisce davvero nell'attuale panorama del mondo del lavoro italiano? Sembra che le imprese nostrane abbiano manifestato l'intenzione di assumere prossimamente un totale di 526000 lavoratori. Entrando nel dettaglio specifico delle tipologie di questi contratti di lavoro, dettagli mostrati dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior ottenuto grazie agli sforzi realizzativi di Anpal e Unioncamere, vediamo che la maggior parte di questi contratti, cioè 27500 circa, per una percentuale di poco superiore della metà totale, cioè il 52,3% saranno contratti a tempo determinato. Saranno 109000 i contratti a tempo indeterminato, 49000 quelli di somministrazione, 37000 quelli alle dipendenze, 28000 i contratti di apprendistato a cui si aggiungeranno altri contratti di collaborazione.

Le imprese mai nate

Nell'arco di tempo compreso tra tutto il 2020 e la prima metà di questo 2021 il numero di apertura di nuove attività economiche è calato del 13,3%. In altre parole sono ben 75000 le imprese mai nate in Italia durante questo periodo colpito da crisi economica e pandemia. Un terzo di queste imprese mai nate resta bell'ambito del commercio, settore particolarmente indebolito dall'emergere dell'e-commerce e dei grandi gruppi di riferimento. La diminuzione delle iscrizioni di nuove attività è molto evidente anche in ambito sanitario, infatti Confesercenti ha voluto lanciare il suo allarme in merito. I ristori hanno limitatole chiusure ma, anche se la campagna vaccinale è in corso, la crisi non è ancora finita.

Fallimento imprese regionale: i numeri

A scoraggiare nuove avventure imprenditoriali, ovviamente, c'è la grande incertezza di questi tempi, venutasi a creare con il prolungarsi della pandemia e i rigori delle restrizioni in determinati settori, scelte che hanno finito inevitabilmente a condizionare in termini negativi la ripresa dei consumi. Un'attività imprenditoriale è ora chiamata ad affrontare un quadro competitivo e difficile. Nessuna parte del nostro territorio nazionale, nessuna città, alla fine, è riuscita a fermare questa emorragia economica, Le regioni italiane che hanno fatto registrare una flessione maggiore delle registrazioni delle nuove imprese nel loro tessuto sono: la Lombardia, qui mancano 11.469 iscrizioni, il Lazio, sono 9.544 le imprese potenzialmente mai nate, seguite dal Piemonte e dalla Toscana dove mancano 6052 nuove iscrizioni ciascuno.

Foto: ParmaDay


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