L’ultima analisi di Crisis D&B, del gruppo Crif, aggiorna i dati sui fallimenti manifestando la prosecuzione del miglioramento del trend iniziato nel corso del 2015. E seppur la distanza con i livelli pre-crisi rimanga enorme, è comunque mezzo pieno il bicchiere di coloro che vedono in tale dinamica un’uscita dalla fase più difficile delle criticità.
I dati
Secondo quanto elaborato da Crisis D&B, infatti, nel corso dei primi tre mesi del 2016 il numero delle imprese che in Italia ha portato i libri in tribunale sarebbe stato pari a 3.619 unità, con un calo del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando i fallimenti hanno invece toccato quota 3.803 unità. Si tratta – afferma l'Analisi dei fallimenti in Italia, che aggiorna i dati a fine marzo, realizzata da Cribis D&B del gruppo Crif, di “un segnale positivo dal mercato che segna un'inversione di tendenza dopo gli ultimi anni caratterizzati da un preoccupante aumento dei fallimenti”. D’altronde, che il percorso di uscita dalla crisi fosse già stato avviato in tempi meno sospetti era chiaro dalla serie storica. Ma è la stessa serie storica che di che rispetto al 2009, appena 7 anni fa, il numero dei fallimenti è cresciuto del 64,4% a conferma delle “difficoltà che tuttora stanno affrontando le imprese italiane”.
Qualche ipotesi di miglioramento
Ma in che modo spingere il comparto a un ulteriore miglioramento? A illustrare qualche possibile ipotesi è Marco Preti, che di Crisis D&B è amministratore delegato. Secondo il manager della società del gruppo Crif, bisogna “continuare a investire nella gestione del credito commerciale e sapere individuare i clienti e i partner su cui investire di più, anche da un punto di vista dell'affidabilità finanziaria. In questi anni le aziende che hanno performato meglio e che si sono difese efficacemente da fallimenti, insoluti e ritardi nei pagamenti sono quelle che hanno saputo fare queste due cose, investendo in procedure e strumenti per migliorare la propria gestione del credito e il proprio cash management e sapendo intercettare contemporaneamente le nuove opportunità” – aggiunge Preti.
La situazione territoriale
L’analisi di Crisis D&B è accompagnata da una interessante panoramica dell’evoluzione territoriale della situazione dei fallimenti. Numeri che sono ovviamente strettamente correlati con il numero di imprese presenti nelle diverse regioni, e che confermano la Lombardia, con il 19,8% del totale dei fallimenti italiani, come la regione d’Italia con il maggior numero di procedure, con 717 casi nel corso del 2016, e con 20.310 imprese lombarde fallite dal 2009. Scorrendo la classifica, si nota come la seconda regione più colpita è il Lazio, con 426 imprese chiuse nel 2016 e un’incidenza sul totale Italia dell’11,8%. Ancora, occupa la terza posizione la Toscana con 318 casi e relativa incidenza del 8,8%, mentre nelle prime dieci posizioni c’è spazio anche per il Veneto con 316 fallimenti, la Campania (283), l’Emilia Romagna (280), il Piemonte (246), la Sicilia (217), la Puglia (183) e le Marche (115).