È di questi giorni la notizia che una nuova versione del Codice della Crisi per le imprese è stata rinviata a maggio 2022. Ma la legge fallimentare va incontro a un nuovo aggiornamento con il Decreto legge numero 118 del 24 agosto 2021. Le misure che la suddetta legge sul fallimento contiene non riguardano solamente la crisi d'impresa e il risanamento aziendale. Ma anche il settore giuridico (fonti: Diritto Bancario e Il Fatto Quotidiano). Tuttavia, questo articolo verterà sulla figura professionale che il Decreto legge ha introdotto. Infatti, si parlerà dell' esperto facilitatore che dal prossimo novembre dovrebbe favorire gli accordi tra le aziende in debito e i loro creditori.
La legge fallimentare
In origine, il nuovo Codice della Crisi per le imprese sarebbe dovuto entrare in vigore il prossimo 1 settembre 2021. Ma la legge fallimentare di recente emanazione ha introdotto una nuova procedura per affiancare le aziende che si trovano in una grave posizione debitoria. E ciò costituisce una vera e propria boccata d'ossigeno, nel contesto della crisi economica provocata, se non addirittura esacerbata, dalla pandemia da Covid-19. Tale procedura ha la denominazione ufficiale di “composizione negoziata della crisi”. Inoltre, dovrebbe entrare in vigore il prossimo 15 novembre 2021. I meccanismi di allerta hanno subito un differimento. E di conseguenza, entreranno in vigore il 31 dicembre 2023 (fonte: Il Fatto Quotidiano).
Questi rinvii sono stati effettuati per poterli adeguare ai nuovi scenari economici e alle indicazioni della Direttiva europea Insolvency numero 1023 del 2019 sulla ristrutturazione e sull'insolvenza. Nella legge fallimentare è dunque presente una “composizione negoziata della crisi”. Il Ministero della Giustizia, concependo questa misura nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha inteso ideare un percorso negoziale atto a favorire l’emersione precoce della crisi. Ma anche il raggiungimento degli accordi tra debitori e creditori, per il tramite dell'esperto facilitatore. Nei prossimi paragrafi si approfondirà meglio quest'ultima figura. Ma qualora la procedura fallisse, il debitore otterrebbe una liquidazione concordata del patrimonio più semplificata (fonti: Il Fatto Quotidiano e Diritto.it)
L'esperto facilitatore
Questa figura introdotta dalla legge fallimentare deve essere un professionista imparziale e terzo. Oltre che possedere una significativa competenza sia in materia di crisi d'impresa che in materia di ristrutturazione aziendale. Deve altresì essere specializzato tramite un percorso formativo previsto dal Ministero della Giustizia. Il compito dell'esperto facilitatore è quello di mettersi a disposizione degli imprenditori agricoli o commerciali. Indipendentemente dal fatto che questi ultimi appartengano a una grossa azienda o a una PMI. Nonché affiancarsi ai professionisti di fiducia che già operano sul campo. Il suo essere al di sopra delle parti è cruciale per trattare con le due parti e trovare una soluzione soddisfacente (fonti: Il Fatto Quotidiano)
A oggi, non sono ancora stati resi noti i requisiti per diventare un esperto facilitatore. Né se ci sono altri compiti a cui questa figura professionale deve assolvere. Al pari del giudice delegato e del curatore fallimentare. Quello che è possibile affermare con certezza è che se da una parte i casi di concordato preventivo o in bianco possono giungere a una risoluzione più rapida, dall'altra tutto il processo fallimentare potrebbe conoscere delle pause di assestamento. Questo perché l'esperto facilitatore è una figura assolutamente nuova. Ma il fatto che il Codice della crisi sia stato rinviato al 2022 potrebbe significare che in futuro ci potrebbero essere delle modifiche riguardo al suo ruolo.
L'utilità dell'esperto facilitatore
Nel 2020, i casi di fallimento sono stati 3.700. Da una parte, sono un terzo di quelli registrati nel 2019. Dall'altra, questo numero potrebbe scendere ulteriormente, grazie all'intervento di questa nuova figura giuridica (fonte: Banca d'Italia). Infatti, in caso di fallimento, si tratta di un'azienda che, nel migliore dei casi, deve fare delle cessioni per ripianare i suoi debiti. E nel peggiore dei casi, chiude definitivamente i battenti. A rimetterci non sono solo i debitori. Ma anche i dipendenti dell'impresa che ha contratto i debiti. È vero, il Fondo di Garanzia dell'INPS si fa carico degli stipendi non corrisposti. Ma trovare una nuova occupazione, di questi tempi, risulta molto difficile (fonte: La Legge per Tutti).
L'esperto facilitatore, in virtù della legge fallimentare, protegge gli stessi debitori. Ne tutela altresì il patrimonio contro qualunque iniziativa che ha il potenziale di infuire negativamente sulle trattative. Infatti, se non tutela adeguatamente tale patrimonio, si mette a rischio la ripresa dell'attività. Grazie a questa figura professionale, l'imprenditore può richiedere e ottenere delle misure straordinarie di difesa patrimoniale. Nel caso delle PMI, c'è un ulteriore vantaggio che la presenza dell'esperto facilitatore comporta. Ovvero si precludono l’attivazione di possibili azioni esecutive e la dichiarazione di fallimento. Ma per un periodo limitato, però. Si parla infatti di un periodo di 120 giorni, che però si può prorogare fino a 240 giorni (fonte: IPSOA).
L'attuale situazione
Le restrizioni sono allentate e i lockdown sono sempre meno frequenti. Le imprese che in questo momento si trovano indebitate stanno avendo maggiori possibilità d'incrementare i loro profitti, drasticamente ridotti nel corso del 2020. Inoltre, l'export verso i Paesi esteri conosce una fase di recupero, malgrado i dazi da pagare a causa della Brexit. Bisogna stare attenti alla Cina, che si dimostra un concorrente sempre più forte. Ma le imprese in debito che traggono i maggiori profitti dall'esportazione del Made in Italy, complici anche le campagne governative che invitano all'acquisto e al consumo dei beni prodotti in loco, sperano di migliorare la loro situazione nei confronti dei loro creditori molto presto.
La legge fallimentare: e adesso?
Come già detto, la figura dell'esperto facilitatore potrebbe appianare diversi casi in cui le imprese rischiano di fallire a causa dei debiti ancora insoluti. Ma si prevede che il Codice della Crisi, di prossima emanazione, possa introdurre ulteriori novità a favore di entrambe le parti. Inoltre, questa figura professionale potrebbe essere meglio definita e rivestire ulteriori ruoli, ma sempre agendo al di sopra delle parti. Il vero e proprio banco di prova è il prossimo 15 novembre. Ovvero quando la legge entrerà in vigore. Fino ad allora, le procedure fallimentari superano di gran lunga i concordati. E questo dato da solo è indicativo di come ci sia ancora tanta strada da fare.