Fallimento

Dopo il fallimento del Bari spunta un acquirente


La società biancorossa ha, ora, sede in un anonimo studio legale della provincia. Intanto dopo la tragica mattina del 7 marzo, proprio quando Bari alza bandiera bianca, da Brescia qualcuno si fa vivo con una proposta.

Nel fascicolo del fallimento dell’Associazione Sportiva Bari che il Tribunale ha rubricato al numero 31 del 2014, assieme al ricorso presentato dall’avvocato Anna Gentile del foro di Lecce c’è una mail indirizzata all’amministratore unico Francesco Vinella dal gruppo Ghirardini di Brescia: con una manifestazione di interesse, seria ma priva di vincoli, per l’acquisto della società calcistica.

La mail è di alcune settimane prima del fallimento. Vinella si era attivato per prendere alcuni contatti.

Il soggetto in questione è Franco Ghirardini, 59 anni, di Montichiari, imprenditore con interessi nell’alimentare, nell’edilizia e nel commercio. Ha già investito nello sport pugliese sponsorizzando il Martina di Lega Pro. Ha tentato di accedere al fallimento della Borsci, anche se alla fine il marchio dello storico liquore jonico è poi stato rilevato dal gruppo Caffo e in quello dei cioccolatini Streglio, in Piemonte. Sta per altro investendo sulla Centrale del Latte di Taranto.

Il Gruppo Ghirardini Partecipazioni srl è la società che si è fatta avanti per rilevare il Bari. Si tratta di una newco con soli 100mila euro di capitale: trattandosi di un semplice veicolo societario, ogni valutazione sulla solidità di Ghirardini va sospesa. Intanto, il Bari è fallito.

La trattativa si è fermata. Ghirardini non ha avuto contatti con i curatori fallimentari, Gianvito Giannelli e Marcello Danisi: potrà, però, partecipare all’asta per l’acquisto del titolo sportivo.

I curatori hanno preparato il bando pubblico nel quale mancano solo le cifre, cifre di cui si saprà la prossima settimana all’esito della perizia.

Dal trasferimento dell’impresa potrebbero ricavarsi 9-10 milioni, ma è al Tribunale che spetta l’ultima parola. Giannelli e Danisi Lunedì saranno a Roma, in Federazione, per verificare la compatibilità tra le procedure della legge fallimentari ed i regolamenti sportivi.

Con la sentenza che dichiara il fallimento, infatti, il Tribunale ha concesso l’esercizio provvisorio proprio per evitare una «revoca immediata dell’affiliazione» e dunque la perdita del titolo sportivo. I debiti, fino al 7 marzo, toccano i 31 milioni di euro: per la maggiore sono tasse e imposte non pagate per le quali l’Agenzia delle Entrate ha emesso cartelle di pagamento.

Poi ci sono i debiti con i fornitori, e quelli da lavoro dipendente: forse tra i pochi, insieme al Fisco, che potranno vedere soddisfatte le proprie richieste.


News correlate