Fallimento

Distilleria Domenis e Coop Muratori in fallimento


La distilleria Domenis, attiva a Cividale dal 1898, ha condotto i libri in tribunale. Davanti all’obbligo di pagare all’Agenzia delle dogane oltre 10 milioni di euro l’azienda è stata costretta ad arrendersi.

La produzione era ormai ferma da una settimana e ben tredici lavoratori sono a casa. Si sperava in qualche buona nuova, ma la peggiore è giunta: dichiarazione di fallimento, successivamente alla sentenza emessa dalla Suprema Corte che ha visto cadere Domenis nel lungo contenzioso con l’Agenzia delle dogane sulle accise che non erano state versate per l’alcol esportato in Estonia e Lettonia.

Si sta, intanto, aspettando per la nomina del curatore fallimentare, al quale sarà riservato un compito non semplice. Oltre all'affrontare i creditori che dovranno essere soddisfatti su tutti i lavoratori – che stanno aspettando la mensilità di marzo e i primi giorni di aprile –, sono seguiti a ruota dall’Agenzia delle dogane, con la curatela dove si dovrò verificare la possibilità di far ripartire la produzione per evitare che si disperdano i risparmi dei clienti.
Operazione non semplice giacchè manca la licenza – negata dal competente ufficio doganale - per l’attività di deposito fiscale di spiriti con a seguire il rilascio del codice d’accisa.

Le parole della titolare Cristina Domenis

«Purtroppo – ha spiegato a chiare lettere la titolare Cristina Domenis –, a seguito della sentenza della Suprema Corte di Cassazione, la società si è trovata in uno stato di insolvenza che non le ha consentito, malgrado i postivi risultati economici raggiunti, di proseguire nella gestione ordinaria». I soci hanno così deciso di conferire mandato all’amministratore unico per poter andare avanti nella presentazione dell’istanza di fallimento, che era stata messa in deposito al tribunale di Udine.

«Una pretesa tributaria che vale cinque volte il fatturato dell’azienda e che non potrà essere soddisfatta nella sua interezza nell’ambito della procedura fallimentare, vissuta dall’imprenditore, assolto in sede penale, come ingiusta e iniqua – ha spiegato Domenis –, rischia di mettere a repentaglio i posti di lavoro e l’indotto di fornitura sul territorio. Si provocherebbero, così, ulteriori danni al sistema industriale locale, privandolo di un’azienda dai buoni risultati economici e di un marchio storico e noto in tutta Italia e all’estero».

La notizia dell’istanza di fallimento è arrivata un po' ovunque, in Friuli, ovvero fino all’ufficio del sindaco di Cividale, Stefano Balloch, il quale ha dato voce al dispiacere dell’intera comunità: «L’azienda è una realtà storica per la nostra città e nell’ambito del comparto agroalimentare ha saputo, in oltre un secolo di attività, farsi un nome, andando ben oltre i confini nazionali e portando in alto anche quelli di Cividale e del Friuli Venezia Giulia», ha detto Balloch andando a ricordare che tali risultati sono stati “il frutto di una tradizione di lavoro tutta familiare che contraddistingue tante grandi aziende della nostra terra”.

I debiti della Coop Muratori ammontano a 20 milioni di euro

Stando alle parole del presidente Mori il debito della Coop Muratori San Possidonio raggiungerebbe i 20 milioni di euro, a seguito dei cespiti immobiliari che l’azienda non ha potuto rimuovere.
Sono 34 i lavoratori che aspettano il 15 aprile quando avrà luogo l’udienza promossa da un’istanza di fallimento della coop reggiana Arcaland.

Ci sono, intanto delle trattative in corso

«La settimana scorsa l’assemblea dei soci e il consiglio d’amministrazione hanno approvato all unanimità la presentazione di un concordato in bianco – ha spiegato Mario Mori, presidente della Coop Muratori San Possidonio - Non sappiamo ancora quando, precisamente, verrà presentato, perché l’istanza fallimentare della reggiana Arcaland per i 330mila euro che vanta nei nostri confronti è ancora pendente. Se Arcaland prosegue nell’istanza di fallimento entro il 15 aprile dobbiamo presentare il concordato. Altrimenti, se verrà ritirata, abbiamo tempo anche successivamente. La crisi, da noi, si è fatta sentire molto tempo fa, in modo radicale e sostanziale. E se non fosse arrivato il sisma quasi sicuramente il concordato l’avremmo presentato nel 2012. Poi, il terremoto ha creato qualche occasione lavorativa che ha ripartire un po’ l’attività. La cooperativa ha un patrimonio pari a oltre 20 milioni di euro tra terreni e appartamenti. Il debito complessivo è circa pari, ovvero 20 milioni di euro. Se si riuscissimo a vendere i beni della cooperativa non saremmo arrivati a questo punto».
Si vorrebbe affittare un ramo d’azienda attraverso l’operazione Sirem che ha permesso il salvataggio della Coop di Costruzioni di Modena.

«Potenzialmente, - dice Mori – l’affitto del ramo d’azienda potrebbe preservare i 34 posti di lavoro, ma dipende da quante cosiddette cambiali Errani vengono staccate. Più soldi arrivano, più cantieri ripartono, più le maestranze lavorano. Nel frattempo andranno in cassa integrazione, poi la nuova società deciderà quanti farne lavorare nei cantieri dell’ex cooperativa che attualmente sono dodici. Tutto è legato al sisma: senza quello tante coop non ci sarebbero più».

Nel frattempo il sindaco Rudi Accorsi ha deciso di partecipare all’assemblea della Coop Muratori assieme alla giunta: «Siamo preoccupatissimi per la crisi non solo di questa coope ma dell’edilizia intera – ha spiegato Accorsi – siamo sempre stati al fianco della Coop Muratori e bisognerebbe che ci fosse un maggiore interessamento delle istituzioni. Dal Governo in giù».

Anche i sindacati restano dal loro canto in attesa di eventuali sviluppi.


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