Fatturati delle imprese in calo e rischio fallimenti in aumento per quel 30% di aziende che sta già facendo i conti con problemi di liquidità. Tra le nubi tratteggiate dallo studio di The European House - Ambrosetti, presentato al 46° forum di Villa d’Este a Cernobbio, il primo raggio di luce, ossia la graduale ripresa degli investimenti, è prevista solo a metà 2021. La ricerca fotografa un'Italia che a livello europeo è tra i paesi che accusano maggiormente gli effetti del lockdown, anche perché - precisa lo studio - tra il 2000 e il 2019, "il tasso di crescita medio italiano è stato pari a 0,4%, un quarto del tasso medio europeo". L'epidemia Covid-19, dunque, è andata ad acuire un contesto già in difficoltà. Secondo i ricercatori, tuttavia, l'inerzia è già cambiata poiché, fortunatamente, a partire dalla seconda metà del terzo trimestre i consumatori italiani hanno ripreso le loro abitudini di spesa. Un elemento che lascia intendere, al netto di nuovi lockdown, che nel corso del prossimo anno le attività economiche torneranno a regime. Nonostante ciò, ci sarà da faticare prima di tornare ai livelli pre-crisi, considerato che la crescita - spiega il report - "sarà graduale e lenta per tutto il 2021". Inoltre, se confermata la tendenza attuale, "i fatturati si ridurrebbero in una forbice compresa fra -6% nello scenario ottimistico e -29% in quello pessimistico". Per ora si prevede una riduzione contenuta, diciamo entro il 6%, con un fatturato complessivo che passerebbe dai 2.900 miliardi di euro registrati nel 2019 ai 2.250 miliardi di fine anno. Il modello utilizzato dagli analisti di Ambrosetti, basato su un campione di 112mila società (grandi e Pmi), assume che il 30% delle imprese italiane sia esposto ad un rischio di liquidità. E il 17% rischia il default. E potrebbe arrivare una ulteriore tegola. Il margine operativo lordo potrebbe essere negativo a fine anno, considerando lo scenario più buio, per la metà delle aziende intervistate. Alla luce di ciò sono impressionanti gli sforzi messi in campo da governi e banche centrali. Secondo i calcoli di The European House - Ambrosetti la somma data da sussidi, bonus, garanzie sui prestiti, incentivi e sgravi fiscali, è pari a 10mila miliardi di dollari su scala globale. Un quadro che per gli analisti "andrà a impattare sui conti pubblici di vari Paesi, con rapporti deficit/Pil destinati a crescere in tutte le economie coinvolte, Italia inclusa. Ovviamente.