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Crac Parmalat, all'asta la collezione d'arte dei Tanzi


Finisce all'asta il 29 ottobre, a Milano, il 'tesoretto' di Calisto Tanzi. Nell'ambito del crac Parmalat, e delle successive indagini della Procura di Parma, gli inquirenti avevano rinvenuto ben nascoste centinaia di opere d'arte appartenute alla collezione dell'imprenditore e fondatore del colosso emiliano dell'agroalimentare. Tra quadri e sculture sequestrate ci sono capolavori di Monet, Van Gogh, Picasso, Ligabue, Kandinskij, opere che saranno ora vendute al miglior offerente nell'ambito dell'asta che si terrà al Centro Svizzero di Milano. È questo uno degli ultimi e ulteriori strascichi giudiziari del maxi fallimento Parmalat. Il cospicuo patrimonio artistico, secondo gli inquirenti, era stato abilmente nascosto da Tanzi prima del crac, venendo peraltro acquistato in parte con soldi provenienti dalle casse del gruppo. Il valore iniziale della collezione, che consta di circa un centinaio di pezzi, è stato fissato in sei, sette milioni di euro, ma saranno solo le trattative a decretarne il valore finale. I capolavori sono stati custoditi in questi mesi nei magazzini della Galleria Nazionale di Parma. Nel filone d’indagine riguardante le distrazioni di beni avvenute prima del crac, tra cui appunto il tesoretto di opere d’arte, Tanzi patteggiò nel 2013 la pena di quattro mesi di reclusione, che si aggiunge alle condanne ben più consistenti nei procedimenti giudiziari scaturiti dalla bancarotta Parmalat. Una parabola di successo per l’imprenditore nato a Collecchio il 17 novembre 1938, fondatore e patron per oltre 40 anni del gruppo Parmalat, che si è scontrata con debiti cresciuti a dismisura, acquisizioni sballate, investitori beffati e guai giudiziari. Fino a quando la bolla è scoppiata, con l’arresto nel 2003 per un crac da 14 miliardi di euro. E dalle indagini emerse anche, più di dieci anni dopo, il tesoretto ora al centro dell’asta: i quadri e le altre opere d’arte, secondo le stime dell’epoca, erano costati 9.4 miliardi di lire. Di questi, 7 miliardi provenivano dalle casse del gruppo Parmalat.


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