Studi e Ricerche

Covid, nel 2020 ogni italiano ha perso in media 2.500 euro


Il Covid, in questo 2020, ha via via eroso il reddito pro capite degli italiani con una perdita annua media stimata dalla Cgia di Mestre in circa 2.500 euro a contribuente. Secondo l'Ufficio Studi dell'Associazione Artigiani e Piccole Imprese, il 'buco' nelle tasche dei cittadini a fine anno ammonterà precisamente a 2.484 euro, con punte di 3.456 euro a Firenze, di 3.603 a Bologna, di 3.645 a Modena, di 4.058 a Bolzano e addirittura di 5.575 euro a Milano. E i dati peraltro, avverte la Cgia, sono "sicuramente sottostimati" perché aggiornati al 13 ottobre scorso, prima quindi che entrassero in vigore gli ultimi Dpcm e i relativi lockdown con coprifuoco. Dalla ricerca della Cgia emerge poi un altro dato particolarmente allarmante: il Sud, infatti, anche se subirà una riduzione del Pil più contenuta rispetto a tutte le altre macro aree del Paese (-9%), vedrà scivolare il Pil allo stesso livello del 1989. In termini di ricchezza, pertanto, ''retrocederà'' di ben 31 anni. Su base regionale Molise, Campania e Calabria torneranno dunque allo stesso livello di Pil reale conseguito nel 1988 (32 anni fa) e la Sicilia nientemeno che a quello del 1986 (34 anni orsono). Altresì, precisa la Cgia, in questa elaborazione la previsione della caduta del Pil nazionale dovrebbe sfiorare quest’anno il 10 per cento, quasi un punto in più rispetto alle previsioni comunicate il mese scorso dal Governo attraverso la NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza). "Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell'anno chiuderanno definitivamente i battenti rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale - commenta allarmato il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - è indispensabile, dunque, sostenere con contributi a fondo perduto non solo le attività che saranno costrette a chiudere per decreto, ma anche buona parte delle altre, in particolar modo quelle artigianali e commerciali, che, sebbene abbiano la possibilità di tenere aperto, già da una settimana denunciano che non entra quasi più nessuno nel proprio negozio". E a fronte di una "massiccia iniezione di indennizzi" nel breve periodo, è invece "necessaria", nel medio-lungo periodo, una "drastica riduzione delle tasse alle famiglie e alle imprese per far ripartire sia i consumi che gli investimenti". La preoccupazione d'altra parte riguarda la tenuta occupazionale: con l'introduzione del blocco dei licenziamenti, quest'anno gli occupati scenderanno di circa 500 mila unità. In termini percentuali sarà sempre il Mezzogiorno l'area del Paese a subire la contrazione più marcata: (-2,9% pari a -180.700 addetti) mentre saranno Sicilia (-2,9%), Valle d'Aosta (-3,3 %), Campania (- 3,5%) e Calabria (-5,1%), le regioni più ''colpite''. Tra tutte le 20 regioni monitorate dall'Ufficio studi della Cgia, solo il Friuli Venezia Giulia, invece, parrebbe registrare una variazione positiva (+0,2%), pari, in termini assoluti, a +800 unità.