Studi e Ricerche

Effetto coronavirus, 1 giovane su 6 ha perso il lavoro


Quasi 1 giovane su 5 ha perso il lavoro a causa del coronavirus. A fotografare la drammatica situazione occupazionale è l'Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) in un rapporto, appena pubblicato, che indaga gli effetti a livello globale della pandemia Covid-19 sui workers under 40. Secondo l'indagine, "i giovani sono stati colpiti pesantemente dalla pandemia e in modo sproporzionato rispetto alle altre fasce d'età". In particolare sarebbero le donne le più penalizzate dalla situazione economica globale. Altro dato poco confortante legato alla inevitabile contrazione di affari e consumi innescata dal lockdown è la riduzione dell'orario di lavoro che in generale, per quanto riguarda i giovani dipendenti, ha toccato punte del 23 per cento. Gli effetti della pandemia, peraltro, si stanno facendo sentire su di un settore della società che già nel 2019 soffriva un tasso di disoccupazione pari al 13,6 per cento, ben più elevato rispetto a quello di qualsiasi altro gruppo sociale. Nel mondo, informa l'ILO, sono circa 267 milioni i giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione. "La crisi economica innescata dal Covid-19 sta colpendo i giovani, specialmente le donne, più duramente e più velocemente di qualsiasi altro gruppo - afferma Guy Ryder, direttore generale dell'Ilo - se non prendiamo provvedimenti significativi e immediati per migliorare la loro situazione, è il monito del Dg, l'eredità del virus potrebbe essere con noi per decenni". A tal fine ILO lancia appello chiedendo "risposte politiche urgenti, su larga scala e mirate" per sostenere i giovani con programmi per l'occupazione e la formazione su vasta scala nei Paesi sviluppati e programmi ad alta intensità di occupazione nelle economie a basso e medio reddito. Secondo il rapporto vanno anche create misure per ambienti di lavoro sicuri e vanno aumentati i tracciamenti dei contagi per mitigare l'impatto della pandemia. Test rigorosi e rintracciabilità delle infezioni Covid-19, dice il report, "sono fortemente correlati a minori distorsioni del mercato del lavoro e a un impatto sociale sostanzialmente inferiore rispetto alle misure di confinamento e di blocco". Nei paesi in cui test e rintracciamenti dei contagi sono molto efficaci, la riduzione media delle ore lavorate si dimezza. E ci sono tre ragioni per questo: test e tracciamento riducono gli impatti delle misure di confinamento; promuovono la fiducia delle comunità e quindi incoraggiano i consumi e sostengono l'occupazione; aiutano a ridurre al minimo le interruzioni operative sul posto di lavoro. Anche nel nostro paese la crisi dell'occupazione giovanile è già conclamata. Lo dicono i numeri e lo ribadisce Gianni Rosas, Direttore ILO per l'Italia: "Da gennaio c'è stato un crollo dei contratti a tempo di 200 mila unità e delle assunzioni di 734 mila unità, con un impatto devastante sul lavoro giovanile perché la crisi provocata dalla pandemia sarà più profonda di quella economica del 2009. Anche basandosi su quella tragica esperienza è adesso necessario un intervento tempestivo".