E' stato promesso un rimborso ai soci prestatori oltre l’80%, coi due terzi del totale che potrà essere liquidato verso giugno. Ci sarà poi un sacrificio di posti di lavoro che va sotto le cento unità. Non accadrà immediatamente e sarà accompagnato, quando sarà il momentio, da casse integrazioni, riassunzioni, prepensionamenti o pensionamenti.
L’avvocato Maurizio Consoli ha presentato per lo scopo salva-Coop una proposta che ha ricevuto l'avvallo del Tribunale e può dunque essere messa sul tavolo delle decisioni. Quello del voto proveniente dai creditori, dai fornitori di merce all’erario andando a passare soprattutto per i soci prestatori, chiamati appunto a spiegare l’adunanza di legge, già fissata per le 9.30 di giovedì 7 maggio in un posto che verrà definito attraverso le convocazioni ufficiali.
Sono stati messi in vendita immobili per 90 milioni, ma la cifra potrebbe salire
La cifra salirà con le prossime perizie. Più del 22% stimato si concentra nelle Torri d’Europa.
Qui basterà anche il silenzio-assenso, della maggior parte dei creditori. Sulla carta ci sono circa 73 milioni di euro, visto che il passivi è pari a 145 tutto incluso, comprese le spese e le previsioni delle trattenute fiscali e previdenziali sulle buste paga e le tasse immobiliari e d’impresa durante l’amministrazione straordinaria che andrà avanti per mesi.
A meno che non ci siano dei cambiamenti, il dado è tratto. Il collegio del Tribunale civile del caso coop dal commissariamento del 17 ottobre – formato dai giudici Arturo Picciotto (presidente), Daniele Venier (relatore) e Riccardo Merluzzi (a latere) - ha deciso di firmare il decreto che ammette le Coop operaie alla procedura di concordato preventivo, andando a rispondere positivamente in termini di fattibilità all’istanza di concordato che Consoli, da amministratore giudiziario, aveva deciso di depositare lunedì. E' tutto, quindi, come preannunciato: il piano concordatario doveva essere pronto proprio verso metà marzo, con un anticipo di una quindicina di giorni sulla data allo scadere.
A cosa porterà il concordato
Il concordato che è stato ammesso e del quale si attende di sapere dell'omologa dopo il voto dei creditori del 7 maggio volto ad evitare il fallimento - poggia, per semplificazione, su tre “sottoproposte” ai creditori: La numero uno: il riconoscimento ai soci prestatori dell’81,38% di quanto è stato depositato nei loro libretti congelati dal 17 ottobre. Una cifra che è molto vicina a 84 milioni di quei 103 che costituiscono il monte-libretti. La seconda: il pagamento ai fornitori di merce postifra i creditori chirografari secondari del 73,4% delle loro vecchie fatture che raggiungono più di 15 milioni su oltre 20 non saldati. La terza: la liquidazione totale dei creditori privilegiati, tra cui le cooperative di produzione e lavoro e quelle agricole, che attendono i sei milioni di euro.
I soci potrebbero verdersi restituire il 60/70% dei soldi
Le percentuali vengono fuori attraverso una serie di analisi sulle disponibilità che sembrano più sicure, fatte basare sulla stima del cosiddetto “attivo concordatario”, calcolato in via prudenziale in 122 milioni scarsi (121.922.179 euro per la precisione). Questo, com'è possibile leggere nel prospetto sintetico predisposto nella serata organizzata dal team di Consoli prima della conferenza stampa effettuata dal commissario nel suo studio di via Coroneo – che è corrispondente per intero al “tesoretto” creato per circa l’80% da due voci. Una è rappresentata dalle vendite già sicure di immobili e asset aziendali, muri di proprietà e attività commerciali poste all'interno, specie di supermercati. Certe in quanto relativi ad «offerte irrevocabili» d’acquisto «di rapida liquidazione».
Ci sono poi i titoli di Stato che garantiscono la copertura del 30% dei libretti di prestito sociale che sono custoditi dalla Banca Generali, in rispetto della fideiussione del 30% di legge. Sono circa 35 milioni che i soci prestatori potranno ricevere appunto da Banca Generali «attraverso le Coop».
Consoli, dunque, ha spiegato che saranno proprio le Coop Operaie e la loro gestione commissariale “predisporre una lettera che i soci stessi saranno chiamati a compilare e che poi sarà inviata entro tre mesi a Banca Generali per il diritto all’escussione dopo trenta giorni”. Quei 35 milioni di “assicurazione” vedranno il loro rientro tra i circa due terzi promessi verso giugno, luglio, che in milioni superano i 68.
Il 20% dei 122 milioni di attivo concordatario, che è pari a 24 milioni, costituiscono una specie di elenco al ribasso, di realizzi immobiliari su beni non ancora sottoposti ad opzione e vendibili per le manifestazioni d’interesse che hanno creato. Se da quelli verranno fuori più soldi di quanto prospettato, allora ci saranno recuperi maggiori per tutti.