Nella morsa dei debiti e della crisi devastante dell’edilizia, la Cielle Prefabbricati è sull’orlo di un precipizio che la condurrà sulla china che la porterà al fallimento, dopo che è saltata la procedura di concordato preventivo, ultima strada per mantenere in asse lo stabilimento di Pinarolo (manufatti in cemento) e salvare 55 posti di lavoro.
Il commissario liquidatore Emanuela Rizzotti, ha fissato nella sua relazione finale, che non c’erano i margini per continuare l’operazione: troppo grande l’esposizione debitoria tra i creditori privilegiati anche i dipendenti che vantano numerose paghe arretrate. A questo punto, sarebbe stata la stessa proprietà a chiedere il fallimento che ora dovrà essere confermato dal tribunale. Si è dunque in attesa.
Questo sembra, dunque, essere il finale di una vicenda industriale cominciata sessant’anni fa che lascia senza alcuna occupazione i lavoratori e quel che è peggio senza alcuna copertura salariale operai e impiegati. Il primo maggio è scaduto il periodo di un anno di cassa integrazione straordinaria. Da domani, si cercherà di iniziare ad arrangiarsi senza neppure poter fare affidamento su quei miseri, ma comunque sicuri, 800 euro mensili della cigs.
Il coordinatore rsu Stefano Bottazzi ha spiegato che “Da tempo ho segnalato all’azienda, al commissario e ai sindacati l’opportunità, anzi l’esigenza di avviare la procedura di mobilità che ci avrebbe almeno garantito per uno o due anni lo stesso denaro della cassa integrazione e consentito di essere assunto a chi nel frattempo ha cominciato a lavorare altrove, pur essendo sempre dipendente di Cielle invece nulla si è mosso, con il bel risultato che adesso ci ritroviamo a casa senza un soldo”.
L’assemblea di fabbrica con i sindacati dovrebbe essere prevista per venerdì 9 maggio. Per la mobilità, probabilmente, trascorreranno mesi. Prima bisognerà aspettare la sentenza del tribunale e la nomina del curatore fallimentare (probabilmente la stessa Rizzotti). Ezio Crivelli, l’imprenditore casteggiano titolare della Cielle ha così commentato: “Sono terribilmente dispiaciuto per i lavoratori, a cui va il mio pensiero. Ce l’ho messa tutta per arrivare al concordato preventivo che avrebbe permesso di continuare l’attività. Ma purtroppo non è stato possibile”. L’azienda di Casteggio, dove ci sono gli uffici amministrativi, chiusi lo scorso anno, e Pinarolo dove è presente il sito produttivo, era da tempo in crisi. Lo stallo dell’edilizia, alcune scelte forse sbagliate e altri fattori hanno portato ad un finale a cui nessuno voleva accedere.