Crisi Aziendali

Moby e Tirrenia, 6 mesi per tornare a navigare in acque sicure


Sei mesi di tempo per giungere alla definizione dell'accordo di ristrutturazione del debito con i propri creditori. I consigli di amministrazione di Moby e CIN (la ex Tirrenia) hanno fatto domanda di concordato in bianco dichiarando al Tribunale di Milano lo stato di crisi. La procedura ha un primo effetto immediato: bloccare l’arrivo di istanze di fallimento o richieste di pignoramento cautelativo da parte proprio dei creditori. La legge dispone infatti che dal momento della prenotazione del concordato e per un massimo di 180 giorni, l’azienda entri in un periodo di tutela durante il quale non sono garantiti debiti e crediti precedenti. Non si potranno quindi replicare situazioni come il blocco dei conti correnti già subito dal gruppo nel marzo scorso che provocò il blocco forzato in porto delle navi ex Tirrenia per 3 giorni. Un altro stop come quello, alla luce del fatturato già in sofferenza a causa del lockdown, per di più in piena estate, sarebbe insostenibile per entrambe le aziende. Durante i prossimi 6 mesi Moby e CIN dovranno presentare al Tribunale un piano di ristrutturazione dettagliato e soprattutto condiviso dalla maggioranza dei creditori, detentori dei circa 800 milioni del suo indebitamento complessivo. Senza tale consenso le due aziende si troverebbero infatti nuovamente fuori dalla tutela del concordato e quindi esposte alle iniziative dei creditori, compresa una eventuale istanza di fallimento. In cima alla lista dei creditori c'è lo Stato italiano, cui il gruppo Onorato, deve 180 milioni, di cui 115 già scaduti.


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