Crisi Aziendali

Cict annuncia la cessazione dell'attività


Lavoratori portuali in subbuglio a Cagliari.

Cict (Cagliari International Container Terminal), società concessionaria del Porto Canale sardo ha annunciato l'avvio della procedura di licenziamento per cessazione dell'attività a partire dal 1 settembre. Nonostante l'intervento dei sindacati, i 210 dipendenti rischiano seriamente di rimanere senza lavoro.

Nell'ultima riunione al Mise, alla quale ha preso parte anche la proprietà di Cict, facente capo alla tedesca Contship, i rappresentanti dei dipendenti hanno chiesto la cassa integrazione a 12 mesi in attesa di un piano serio di rilancio. Ma da quel giorno, era il 31 luglio, sono trascorse settimane senza novità. Dal canto suo Cict sostiene di non poter proseguire l'attività perché le mancate autorizzazioni ambientali che bloccano una parte dei possibili investimenti sull’area del Porto Canale, permessi la cui validazione spetta allo Stato, minerebbero la competitività aziendale. Certo è che con la crisi di governo la matassa si è ingarbugliata ulteriormente.

La società, nei giorni scorsi, si è detta disponibile a riprendere la discussione al tavolo con sindacati e Ministero, una riunione è infatti fissata da tempo per la prossima settimana, ma secondo le rappresentanze dei lavoratori quella delle autorizzazioni ambientali sarebbe solo una giustificazione accampata dalla casa madre tedesca per portare a termine un più vasto piano di delocalizzazione, con il trasferimento delle attività dal Porto Canale di Cagliari agli scali del Sud del Mediterraneo, in particolare Tangeri. Qui, infatti, Contship, uno dei maggiori terminalisti europei del traffico container ha aperto una nuova base operativa.

I lavoratori sardi sono in presidio permanente e i sindacati chiedono la convocazione immediata del tavolo di crisi confidando anche nella Regione, chiamata a “fare la sua parte nelle politiche di rilancio del terminal".


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