Il dato principale ha riguardato una riscossa generale della città: tifosi e famiglie sono in pieno supporto del calcio barese. Ora, però, è necessario provvedere ad una disamina corretta della intera situazione economica del Club, con la massima attenzione ai dati numerici, andando ad osservare principalmente le opportunità strategiche del calcio come “Industria”.
Il fallimento è la strada per tirare su le sorti dei club pugliesi. I non addetti ai lavori sono convinti che tutte le normative legate al “fair play finanziario” sono semplici dettami degli organismi internazionali del calcio ma così non è.
Un momento fondamentale sarà rappresentato dall’asta, dove sarà possibile distinguere la comunicazione di carattere mediatico dalle risorse vere, in modo che si possa parlare di un futuro concretamente per il Bari.
Bisogna tenere presenti i pro e i contro di questo investimento. Vi sono molti rischi. Il primo è il peso eccessivo del valore dei calciatori, dal punto di vista economico.
C’è poi l’imprevedibilità legata agli infortuni. Le cordate locali si devono ispirare al mercato britannico, diversificando gli introiti. Devono vincere l’asta e progettare un futuro rilanciando la zona stadio. Ciò deve avvenire sinergicamente con l’amministrazione comunale.
Bisogna puntare in alto, diversificare le entrate non solo con riferimento allo stadio, ma anche e soprattutto grazie al Merchandising, all'e-merchandising, pubblicità sul sito web, fidelizzazione del tifoso. Tutti aspetti importantissimi.
C’è poi l’aspetto mediatico che va considerato, legato alla politica, all’economia, allo stile di vita.
La demolizione-ricostruzione dello stadio, o una sua eventuale ristrutturazione, sono elementi che conducono a dei costi abbastanza pesanti. Lo stadio non può e non deve essere ristrutturato con i “soldi dei cittadini “. In questo momento il territorio non ha risorse endogene per potersi risollevare dal basso; i dati macroeconomici sono chiari: il contesto economico non sta al massimo.
Le cordate straniere vanno a garantire non solo un flusso di denari esogeno, in un momento di stasi economica ed in sintonia con la vocazione legata al turismo della regione Puglia. Potrebbero portare, altresì, a degli scambi economici-culturali di un certo livello.
Non si vuole spingere all’ esterofilia ma ad un cambiamento dove le famiglie scompaiono dalla gestione dei club ed entrano così fondi dalle società estere. In questi casi la professionalità del dirigente sportivo diventa fondamentale. Passione, denaro, competenza saranno tre variabili da giudicare.
L’asta farà la svolta, ma non totale, bisogna mutare le regole.