La** famosa catena milanese della pasticceria dallo stile retrò e americano dal fallimento passa nelle mani della società con a capo l’imprenditore dell' industria ristorazione italia: Gabriele Volpi**. Va a buon fine la trattativa che riguardava ben 12 store. Salvando così 150 dipendenti che lavoravano nelle diverse pasticcerie, tra banco caffetteria, sala e laboratori. California Bakery fu fondata a Milano vent'anni fa e aveva in poco temo portato lo stile delle classiche ed iconiche torte americane con un tocco di retrò in tutta Milano. Si è molto distinta dalle altre pasticcerie per una cura dei dettagli minuziosa e sempre originale, con i suoi interni aveva attratto la Milano bene e portato la moda del brunch.
Storia di un sogno americano made in italy
La storia di California Bakery è la storia del sogno americano made in italy. Perché nonostante le torte siano americane, le cheesecake, i muffin, i cup cake, il dna dell'azienda è completamente italiano. Nasce da una sfida e un sogno di Marco D'Arrigo, milanese di adozione ma con origini siciliane, che un bel giorno entrando in una pasticceria si innamorò di una cheesecake preparata da un'americana a Milano. Disse poi di averla pagata uno sproposito ma quella fetta di torta gli aprì le porte verso la sua nuova vita. Nacque così la sua sfida di apprendere tutte le ricette da quella donna e creare un brand che le riproponesse in maniera originale, di altissima qualità e in un ambiente accogliente.
California Bakery prima del fallimento riusciva a trasmettere qualcosa che andava al di là di una semplice pasticceria, un concept che rimanda allo stile americano di caffetteria dove poter trovare cibo, sia dolce che salato, durante tutto l'arco della giornata. Un'offerta che nel 1995 non era così facile da trovare, persino nella moderna ed internazionale Milano. La pasticceria offriva i migliori prodotti americani, prodotti con una cura al dettaglio e alle materie prime unica, accompagnata da una lavorazione completamente artigianale. Tutte le torte, i suoi brownies, i suoi incredibili pancakes con sciroppo d’acero o creme al cioccolato sciolte al momento, e le Apple Pie, venivano prodotte fresche tutti i giorni grazie ad un team altamente preparato, giovane e sempre sorridente.
California Bakery: una fucina di idee
Prima di arrivare al fallimento le pasticcerie di California Bakery erano una fucina di idee. Infatti, dalla voglia dei clienti di scoprire come venissero realizzate tutte le loro creazioni e la voglia di tramandare le varie ricette nacque un piano per creare un laboratorio di cucina in cui insegnare i piatti della tradizione americana. Il laboratorio era tenuto sia in italiano che in inglese, adatto ad adulti e bambini. Divenne in poco tempo un punto di riferimento non solo per imparare le ricette delle famose torte americane ma anche un punto dove poter svolgere un'attività creativa in un ambiente sempre ricco di stimoli, dove ognuno poteva disporre della propria postazione.
I laboratori potevano accogliere fino a 8 persone contemporaneamente. Si era puntato su una ricca offerta di proposte, un calendario che copriva tutte le ricette delle creazioni più richieste dai clienti. Ogni partecipante dopo il laboratorio poteva portare a casa la propria creazione. Non solo torte ma anche salato, con la preparazione di tanti prodotti lievitati, dalle focacce al pane d'avena. Oltre ai laboratori si resero famosi per i catering specializzati in eventi aziendali, soprattutto per far rivivere e ricreare le feste tipiche della tradizione a stelle e strisce come il giorno del ringraziamento, halloween, le torte di natale, la festa del 4 luglio. Il tutto con decorazioni a tema.
La crisi ed il fallimento
Durante gli ultimi dieci anni il forno di California Bakery da semplice negozio, o meglio pasticceria e caffetteria, divenne una catena, aprendo diverse sedi, presenti in varie zone in giro per tutta la città di Milano. Entrò però in crisi durante l'ultimo periodo. La crisi in cui navigava ha subito la mazzata finale con l'emergenza sanitaria che ha colpito prima di tutte le altre città italiane proprio Milano. Fu così dichiarata in fallimento. In seguito alla sentenza di fallimento, pronunciata dal giudice Luisa Vasile, i diversi creditori della società hanno potuto chiedere, lo scorso anno, di ammettere allo stato passivo le quantità di credito. Il tribunale che confermò la sentenza di fallimento dovette esprimersi sul progetto di risanamento proposto.
Ma a cosa si può imputare il fallimento? Cosa non ha più funzionato di un brand che sembrava essere così forte e così amato dai clienti e con tante idee che funzionava bene? Probabilmente in una città fluida, cosmopolita, in costante movimento come Milano, dove tutto cambia molto velocemente, e dove le mode vanno e vengono anche i brand più forti e consolidati hanno bisogno di aggiornarsi e creare un nuovo concept. La competitività a Milano è molto forte. Ogni giorno nascono nuove idee, nuove proposte, nuovi negozi, nuove tendenze. La capacità di attecchire in una città multiculturale è molto più alta che in qualsiasi altra città. Ogni giorno si scopre una nuova Milano.
Il futuro di California Bakery
A cosa porterà l'acquisizione del brand? Sicuramente a garantire un futuro che sembrava ormai segnato. Secondo Stefano Chisoli, presidente di Ten food, appartenente al gruppo Volpi, l'acquisizione prima di tutto significa poter dare un senso di continuità ad un brand e ad un'azienda che ha creato qualcosa di unico e molto significativo sul territorio. Soprattutto, grazie all'acquisizione si potranno salvare 150 posti di lavoro distribuiti in ben 12 pasticcerie e caffetterie ormai iconiche di Milano. Di certo non sarà stata una scelta facile quella di investire nel mercato della ristorazione in un momento che è indubbiamente il momento più difficile della storia moderna, di difficoltà per tutti e di forte incertezza verso il futuro che verrà.
California Bakery: potrà rinascere dopo il fallimento?
Durante l'ultimo anno il forno di California Bakery si era lanciato per la prima volta fuori dalla Lombardia, aprendo due punti vendita in Sardegna. Secondo Stefano Chisoli, il gruppo che ha acquisito il brand con i relativi punti vendita, ha intenzione di proseguire questo slancio espansivo. Durante la prossima settimana sarà presentato un piano di sviluppo che comprende la strategia per il rilancio del brand. Non solo. L'intento è quello di diventare un simbolo della ripresa economica. Proprio come il fallimento della catena è diventato un simbolo della crisi economica causata dal coronavirus, così ora la nuova gestione del brand intende creare un punto di partenza che simboleggi la speranza verso un futuro migliore di tutte le imprese.