Crisi Aziendali

Abbigliamento, Blumarine costretta a licenziare


Ancora una crisi aziendale dall'impatto pesante nel settore abbigliamento. Il celebre marchio di maglieria emiliano Blumarine ha annunciato, dopo mesi di difficoltà, l'intenzione di procedere all'apertura di una procedura di licenziamento collettivo che secondo le prime stime dovrebbe provocare un dimezzamento dei dipendenti che attualmente sono 97, 74 a Carpi e 23 a Milano. La crisi Blumarine ha origini antiche e in questi anni sono già usciti oltre 50 lavoratori, ricorda la sigla sindacale. L’ultima cassa integrazione straordinaria è terminata lo scorso novembre. Come riportato anche da Qui Finanza, l’ultimo bilancio dell'azienda, che pochi mesi fa è passata sotto il controllo dell'imprenditore carpigiano Marco Marchi, fondatore di Liu Jo, presentava un 'rosso' di oltre 14 milioni di euro, più della metà del fatturato annuale complessivo dell’azienda. Blumarine, fondata nel 1977 dalla concittadina di Marchi, Anna Molinari, che ne ha curato sviluppo e crescita per tutti questi anni sino, appunto, alla vendita conclusa nel novembre scorso, è il marchio più noto e prestigioso del gruppo Blufin, che contempla anche Blugirl, Anna Molinari e Be Blumarine. Il Gruppo, ora sotto il controllo dell'Ad Marco Marchi, è presente nel mondo con oltre 500 punti vendita, di cui 31 tra boutique e shop monomarca. Il fatturato comprensivo 2018 è stato di 33 milioni di euro, di cui il 40% proveniente dal mercato italiano e il 60% da quello internazionale. Lo stesso Marchi, fautore anche della creazione di Eccellenze Italiane Holding (EIH), cassaforte che ingloba i due brand, Liu Jo (che ha chiuso il 2019 con ricavi intorno a 400 milioni di euro) e, appunto, Blumarine, ha parlato di "taglio doloroso necessario per ripartire perché l’industria della moda italiana ha un grande potenziale, ma servono anche scelte manageriali funzionali al progetto". E il progetto di Marchi è di arrivare alla quotazione in Borsa entro un paio di anni. Le parti sociali hanno invece chiesto un nuovo incontro per confrontarsi sul piano industriale e sul numero dei licenziamenti, considerato eccessivo. “Vogliamo conoscere nel dettaglio il progetto di rilancio dell’azienda e, in ogni caso, chiediamo che i licenziamenti siano volontari, con incentivi e ricollocazioni sul territorio”.


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