L’ultimo report di Tefaf ci segnala in che modo stiano cambiando i settori delle aste e delle transazioni private, con una tendenza che sembra preferire le seconde e penalizzare le prime, forse anche a causa della migliore sicurezza in termini di privacy, e per le più ghiotte opportunità per gli speculatori.
Aste, business in calo
Per poterne sapere di più, iniziamo a scorrere le valutazioni contenute nel report Tefaf con alcuni dati di sintesi elaborati con riferimento al 2016, anno in cui gli scambi in asta avrebbero registrato una forte contrazione, passando da 20,8 a 16,9 miliardi di dollari nel corso di soli 12 mesi, con una quota del 37,5 per cento del totale mercato, dove il rimanente 62,5 per cento è costituito dal mercato al dettaglio che è intermediato da dealer, galleristi e antiquari, per un valore di 27,9 miliardi di dollari. Geograficamente, la contrazione delle trattative in aste è stata molto consistente negli Stati Uniti, con un calo del 41 per cento, ed è stata sicuramente più contenuta nel vecchio Continente, dove la diminuzione degli scambi è stata di “soli” 13 punti percentuali. Di contro, nei mercati asiatici i numeri sono stabili.
Perché il business delle aste sta rallentando
Sulle motivazioni che inducono il business delle aste private, al contrario di quelle giudiziarie, in rallentamento, molto si può dire. Così come sulle tre velocità differenti del mercato americano, europeo e asiatico. La determinante più importante è naturalmente legata all’impatto della crisi economica, che ha prodotto lo spostamento degli investimenti in un contesto più defilato rispetto a quanto si era abituati a fruire. Inoltre, la grande domanda che sembra emergere dal mercato, e che il report Tefaf non disdegna di ripetere in più occasioni all’interno delle proprie pagine, è quella di una maggiore privacy.
Ancora, il report Tefaf ha dichiarato che gli scambi hanno di fatto la stessa intensità delle annate precedenti. Tuttavia, avvengono “a fari spenti”, e dunque ben lontani dalla grande visibilità che può essere offerta da alcuni eventi da parte delle principali case d’aste, come quella di Christie’s e di Sotheby’s. Insomma, il clamore delle battagliate in sede d’asta a suon di offerte e di rilanci sembra essere un ricordo, e rischia ben presto di rimanere solamente un’abitudine di rappresentazione cinematografica.
Ulteriormente, Tefaf segnala come in un segmento estremamente concentrato com’è quello delle case d’asta, nel quale il 60 per cento delle transazioni avvengono tra i primi dieci operatori a livello globale e il 93 per cento tra i primi cento, la tendenza sembra essere quella di privilegiare le vendite private, in cui gli acquirenti possono passare inosservati, proprio a garanzia della richiesta di una maggiore privacy, di cui sopra si è già detto. E proprio sotto questo profilo analitico, sottolineava un recente intervento del quotidiano Il Sole 24 Ore, mercanti, gallerie e auction houses si somigliano sempre di più.