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Artigianato, in 10 anni addio a 165mila imprese


Indagine della CGIA: la crisi ha colpito duro in Sardegna, Basilicata, Sicilia e Umbria abbattendosi sul 'comparto casa', sulle attività manifatturiere e sull'autotrasporto

L'artigianato italiano ha perso negli ultimi 10 anni qualcosa come 165mila imprese. Nell'ultimo anno ne sono scomparse, fagocitate dalla crisi, 16.300. Ad analizzare la progressiva estinzione delle 'botteghe' artigiane è l'indagine della CGIA di Mestre. Al 31 dicembre scorso il numero totale delle imprese artigiane attive in Italia si è attestato poco sopra le 1.300.000 unità. Di queste, il 37,7 per cento nell’edilizia, il 33,2 per cento nei servizi, il 22,9 per cento opera nel settore produttivo e il 6,2 per cento nei trasporti. “La caduta dei consumi delle famiglie e la loro lenta ripresa, l’aumento della pressione fiscale e l’esplosione del costo degli affitti hanno spinto fuori mercato molte attività – dichiara in una nota il coordinatore dell’Ufficio studi CGIA Paolo Zabeo – senza contare che l’avvento delle nuove tecnologie e delle produzioni in serie hanno relegato in posizioni di marginalità molte professioni caratterizzate da un’elevata capacità manuale". Oltre al danno economico causato da queste chiusure, c’è anche un aspetto sociale molto preoccupante da segnalare. Quando chiude definitivamente la saracinesca una bottega artigiana, infatti, si perdono conoscenze e cultura del lavoro difficilmente recuperabili e la qualità della vita di quel quartiere peggiora notevolmente. A livello territoriale è il Mezzogiorno la macro area dove l'emorragia dell'artigianato è più pesante. Tra il 2009 e il 2018 in Sardegna la diminuzione del numero di imprese artigiane attive è stata del 18 per cento (-7.664). Seguono l’Abruzzo con una contrazione del 17,2 per cento (-6.220), l’Umbria, che comunque è riconducibile alla ripartizione geografica del Centro, con – 15,3 per cento (-3.733), la Basilicata con il 15,1 per cento (-1.808) e la Sicilia, sempre con il -15,1 per cento, che ha perso 12.747 attività. Nell’ultimo anno, invece, la regione meno virtuosa d’Italia è stata la Basilicata con una diminuzione dell’1,9 per cento. Il 57 per cento della contrazione delle imprese artigiane registrata in questi ultimi 10 anni riguarda attività legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, imbianchini, elettricisti, idraulici stanno vivendo anni difficili e molti sono stati costretti a gettare la spugna. Il settore artigiano più colpito dalla crisi non è stato comunque quello edile, bensì l’autotrasporto che negli ultimi 10 anni ha perso 22.847 imprese (-22,2 per cento). Seguono le attività manifatturiere con una riduzione pari a 58.027 unità (- 16,3 per cento) e l’edilizia che ha visto crollare il numero delle imprese di 94.330 unità (-16,2 per cento). Sono in forte aumento, invece, imprese di pulizia, giardinaggio e servizi alle imprese (+43,2 per cento), attività cinematografiche e produzione software (+24,6 per cento) e magazzinaggio e corrieri (+12,3 per cento).


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