Asta Giudiziaria

Arriva lo stop alla vendita giudiziaria dell'acciaio dell'Ilva di Taranto


L’Ilva di Taranto non è riuscita a riottenere le merci che sono state sequestrate, ma si è riuscita a fermare la vendita dei custodi giudiziari di un milione e 700mila tonnellate fra coils, lamiere e tubi, per 800 milioni di euro. Il Tribunale dell'appello ha accolto il ricorso che l'Ilva, contro l'ordinanza con la quale, il gip Patrizia Todisco aveva ordinato che le merci sequestrate fossero vendute dai custodi e il relativo ricavato andasse in un deposito vincolato ai fini dell'eventuale confisca.

Il provvedimento dei giudici dell'appello non ha riconosciuto i motivi di urgenza per i quali il gip aveva accelerato la vendita. Inoltre il 9 aprile arriverà la pronuncia della Corte Costituzionale, sulla legge 213 del 24 dicembre, che autorizza l'Ilva a produrre, ma anche a commercializzare quanto realizzato prima del 3 dicembre scorso, stiamo parlando dei prodotti sequestrati.

I giudici d’appello hanno specificato come sia necessario ed opportuno attendere la decisione della Corte Costituzionale. Inoltre, i tempi tecnici per la vendita giudiziaria sarebbero comunque lunghi, sicuramente compatibili con quelli previsti per la decisione della Corte, ma incompatibili in caso di rigetto della questione di legittimità costituzionale, avendo il gip autorizzato la procedura a trattativa privata, le ragioni restitutorie di Ilva potrebbero essere in conflitto con gli interessi del soggetto con cui è stata eventualmente stipulata la compravendita. I giudici hanno, inoltre, sottolineato come non sia facile effettuare un ricavo economico vantaggioso, visto che di proposte d’acquisto non ancora si parla. Mancherebbe, poi, la prova del processo di deterioramento e/o alterazione, con la conseguente stima approssimativa della perdita di valore dei prodotti.


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