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2013, anno dei fallimenti: regioni e settori penalizzati


In totale si possono contare 111 mila chiusure aziendali con un incremento del 7,3% rispetto al 2012. L’analisi delle statistiche degli exit ratio delle vere società di capitale dice che nel 2013 la crisi ha colpito più duramente le abitazioni (8,6% contro una media complessiva del 6,6%), il settore moda e i servizi di informazione e intrattenimento (8,1%), il settore auto (8%). I dati sono dell’Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese di Cerved Group in base alle quali negli ultimi tre mesi dell’anno scorso la corsa dei fallimenti non si è fermata portando il totale dell’anno oltre la quota 14 mila con una crescita del 12% rispetto al picco del 2012.

Il fenomeno sta aumentando in tutti i settori e in tutte le aree del paese e ha coinvolto anche quei segmenti che nel 2012 avevano manifestato piccoli segnali di miglioramento come l’industria (-4,5% nel 2012/11 contro il 12,9% nel 2013/12) e il Nord Est (da 3,6% a 19,7%).

Nel 2013 si vanno a contare 3mila procedure concorsuali non fallimentari, il massimo entro l’ultimo decennio.

Il fallimento a livello originale

Per quanto concerne i fallimenti l’incremento più alto viene registrato in Sicilia con una crescita del 27,9% rispetto all’anno precedente. Per il Cerved, il Nord Est ha una forte inversione di tendenza: nel 2012 il numero di procedure era diminuito del 3,6% sull’anno precedente, mentre nel 2013 si osserva un incremento del 19,7%, dovuto alla grande accelerazione dell’Emilia Romagna dove l’incremento è stato del 25,4% e del Trentino Alto Adige (21,7%) e all’incremento a tassi a due cifre in Veneto (16,1%) e Friuli (14,4%).

Sono, poi, a ritmi sostenuti i fallimenti nelle regioni del Centro (12,9%) e del sud (10%): gli aumenti al Centro si registrano in Toscana (18,3%) e nel Lazio (13,2%), mentre nel Mezzogiorno l’aumento registrato in Sicilia viene in parte attenuato dal calo delle procedure in Abruzzo (-15,5%) e Basilicata (-3,8%).

Nel Nord Ovest i fallimenti vanno oltre i 4 mila (8,6% in più sul 2012): si sente soprattutto l’aumento in Lombardia (12,7%), mentre in Piemonte c’è una crescita più lenta (1,9%) e il fenomeno risulta in calo in Liguria e Valle d’Aosta.

I settori più colpiti

Nel 2013, scrivono i ricercatori del Cerved, c’è stata una crescita dei fallimenti pari al 12,9% in quasi tutti i segmenti manifatturieri: fanno eccezione le imprese del sistema moda in cui si registra un calo delle procedure fallimentari del 3,4% e quello degli altri beni di consumo (2,9%).

Le procedure sono aumentate anche nella chimica (50%), nella siderurgia (26,8%) e nel sistema casa (22,4%). L’edilizia tocca, invece, l’ 8,6%.


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