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Benetton, torna il patron per rilanciare brand e fatturato


Luciano, 82 anni, licenzia i manager e riprende in mano il timone dell'azienda di abbigliamento fondata nel '65

Dalla metà degli anni ’80 agli inizi del nuovo millennio il brand Benetton era in cima al mondo. Da lassù, dopo essere divenuto marchio di tendenza nell’abbigliamento, le tendenze non solo le creava da zero, ma le dirottava a piacere, tanto da vincere e convincere persino dentro al circus milionario della Formula 1 o, addirittura, da meritarsi una linea di Barbie, con la nota bambola ovviamente vestita e agghindata con i maglioni (e i colori) che avevano decretato il successo dell’azienda trevigiana. Un impero, quello Benetton, nato a Ponzano Veneto nel lontano 1965, costruito sulla lana e sui tessuti, ma anche su di un marketing commerciale che, insieme alla comunicazione aziendale, ha fatto scuola in Italia e nel mondo. L’impero fondato da Luciano, Gilberto, Giuliana e Carlo Benetton ha guardato tutti da lassù, per decenni. Ma poi i grandi vecchi, siamo attorno al 2005, hanno deciso di passare la mano e di godersi la pensione. Con i figli in pista, però, le cose sono cambiate. Perlomeno nel settore dell’abbigliamento, il core business aziendale, che di cuore ne ha avuto, ma solo fino a quando al timone c’è stata la prima generazione Benetton. Gli eredi, infatti, hanno affidato le redini del tessile ai manager e si sono concentrati su altri affari, forse più redditizi: autostrade, aeroporti, stazioni, ristorazione, finanza. Oggi la Benetton dei maglioni colorati perde soldi, il fatturato è crollato, tanti punti vendita hanno chiuso i battenti, ma la grande Holding di famiglia è diventata un impero, il nuovo impero con 12 miliardi di fatturato e ben 64mila dipendenti in tutto il mondo. Non tutti, però, sembrano gradire. Di certo non Luciano, il fondatore di United Colors, che a 82 anni, gli ultimi dieci passati in barca a girare il mondo, ha deciso di riprendersi le redini dell’azienda insieme alla sorella Giuliana, che di anni ne ha due in meno di lui. Non ci stanno Luciano e Giuliana ad assistere all’agonia della loro creatura, “che nel 2008 - tuona dalle pagine di Repubblica il grande vecchio - avevo lasciato con 155 milioni di euro di attivo ed ora ritrovo con 81 milioni di passivo. Per me è un dolore intollerabile - afferma - perciò torno in campo come allora, con mia sorella, che a 80 anni ha ripreso a fare i maglioni come a Treviso non si facevano più”. E anche con Oliviero Toscani, il fotografo-comunicatore che con i due Benetton formava il ‘dream team’ degli anni d’oro. Riformata la squadra, Benetton ha fatto piazza pulita dei manager e ha deciso di dar nuovo slancio alla sua creatura, per la gioia, immaginiamo, dei 7.328 dipendenti rimasti e con l’obiettivo di bloccare l’emorragia di un fatturato molto in rosso e poco ‘united colors’. Anche i sindacati hanno commentato il rientro del patron, ma non senza qualche stoccata al veleno: “Bene che Luciano Benetton ora voglia rilanciare l’azienda che ha fondato, alla stampa ha detto cose che noi denunciamo da tempo, ma mi chiedo dove sia stato (e con lui la proprietà) in questi anni di enormi difficoltà per l’impresa e per i lavoratori" - ha affermato il Segretario generale della Femca Cisl Belluno Treviso.


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