Legge Fallimentare

Ministero della Giustizia: licenziato lo schema di Riforma Fallimentare


L’esecutivo guarda ad una riforma organica dell’intera materia

L’attuale governo prosegue il percorso di riforma, avviato dalla Commissione Rordorf nei mesi passati, dell’intera materia dell’insolvenza e della crisi di impresa (come si evince anche dalla Nota di aggiornamento al DEF). Nel solco di questa linea, il Ministro della Giustizia, lo scorso 11 ottobre, ha licenziato lo schema di D.Lgs avente ad oggetto il “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza” attuativo della legge delega n.155/2017.

Il Testo Bonafede (dal nome del Ministro della Giustizia – Alfonso Bonafede), si compone di 390 articoli, è stato redatto con la direzione del Dott. Mauro Vitiello (esperto di diritto della crisi di impresa) ed è il frutto della complessa opera sistematica predisposta dalla Commissione Rordorf. L’articolato si compone di 4 parti dedicate:

  • al codice della crisi e dell’insolvenza;
  • alle modifiche al codice civile;
  • alle garanzie in favore degli acquirenti di immobili da costruire;
  • alle disposizioni finali e transitorie. 

Già da una prima lettura emerge con chiarezza l’ampio respiro delle disposizioni nate anche dalle sollecitazioni delle normative europee (su tutti il Reg. UE 2015/848 in tema di efficienza ed efficacia delle procedure di insolvenza e la Raccomandazione n.2014/135 UE che ha disposto da un lato di garantire alle imprese in crisi un facile accesso ad un piano nazionale in materia di insolvenza che permetta di ristrutturarsi in maniera precoce, dall’altro lato di riconoscere una seconda opportunità agli imprenditori che falliscono).

Questo profilo europeo traspare anche in uno dei pilastri dell’impianto normativo – l’art.2 – ove scompare del tutto il termine “fallimento” (in piena congruenza con diversi ordinamenti di Civil Law) scongiurando pertanto quell’aurea di discredito che questo si portava appresso e si introducono nuove definizioni di “crisi” (intesa come stato di difficoltà economico – finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore) e di “insolvenza” (stato del debitore non più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni).

Lo schema di decreto, facendo proprie le sollecitazioni della parte imprenditoriale, introduce alcune modifiche a quanto predisposto dalla Commissione Rordorf sul finire della scorsa legislatura, in particolare in tema di:

  • misure di allerta: viene introdotta la possibilità per l’impresa di contestare gli indici di squilibrio nonché l’obbligo di segnalazione da parte di creditori qualificati con soglie notevolmente innalzate;
  • poteri del pubblico ministero: vengono estesi detti poteri. Il p.m. potrà presentare ricorso per l’apertura della liquidazione giudiziale in tutti i casi in cui ha notizia di uno stato di insolvenza;
  • concordato preventivo: viene nuovamente modificata questa procedura concorsuale. Si ritorna a discutere di obbligatorietà dell’attestazione nel concordato e viene riconosciuta la possibilità di avviare un concordato in continuità solo a fronte del mantenimento del 30% dei posti di lavoro.

Lo schema di decreto è stato inviato agli ulteriori due ministeri coinvolti (MISE e MEF) e approderà al Consiglio dei Ministri a fine mese.


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