Crisi Aziendali

Trump non fa bene alle armi: la Remington dichiara bancarotta


L'azienda è in crisi: la vittoria del presidente repubblicano ha messo al sicuro il secondo emendamento e fermato la corsa all'acquisto di armi

Una delle più antiche società di armi negli Stati Uniti, la Remington Outdoor, ha dichiarato bancarotta. E' stata fondata nel 1816 ed era una delle più conosciute marche di pistole e fucili del mondo che subì un grave danno di immagine quando un suo fucile fu utilizzato nella strage della Sandy Hook Elementary School del 2012. In quell’occasione furono uccisi venti bambini e sei adulti. Negli ultimi anni ha contratto debiti per quasi un miliardo di dollari e dovuto principalmente al calo delle vendite di armi. La dichiarazione di bancarotta comunque non metterà l’azienda fuori mercato: i suoi creditori hanno accettato di ridurre il debito a 700 milioni di dollari. In cambio avranno quote della società. Paradossalmente, secondo l’Economist, l’elezione di Trump, fervido sostenitore dell’America a mano armata, ha complicato le cose. 

Il secondo emendamento, quello che permette agli americani di avere una pistola nel cassetto, non è più in discussione e quindi i cittadini hanno frenato la corsa all’acquisto di pistole prima che sia troppo tardi. A fondare l’azienda era stato Eliphalet Remington, tent’anni dopo la scrittura di quell’emendamento. Eliphelet costruì un’arma più performante di quelle in commercio, iniziando la progettazione di un fucile a pietra focaia che in pochi anni divenne un successo nazionale. Ne furono prodotti cinquemila esemplari nel 1845. Da allora il successo fu crescente ma ora si vede costretto a ricorrere al “Chapter 11” la norma che consente alle imprese una ristrutturazione in caso di insolvenza. Le vendite sono crollate dall’8 novembre del 2016 dopo un’impennata della produzione nei mesi precedenti. Un’ultima curiosità: secondo l’Economist, le vendite di armi sono in aumento tra le minoranze - che temono un’impennata di violenza - ma questa fetta di nuovi acquirenti non rimpiazza la mole d’acquisto dei “super owner” che, con i Democratici in crisi, non temono più per le loro amate armi.


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