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Diadora, dal fallimento al rilancio tutto made in Italy


Dal crac ad un fatturato vicino ai 200 milioni: in 8 anni

Dal fallimento di otto anni fa sembra trascorso un secolo. E’ una bella storia di imprenditoria tutta italiana quella che sta dietro il rilancio di un marchio storico come Diadora che nel 2018 compirà i 70 anni in gran salute, forte di ricavi che supereranno i 200 milioni di euro. Per la scarpa sportiva made in Italy decisivo è stato l’intervento della Lir, la holding della famiglia Polegato, già artefice del piccolo miracolo Geox, che a fine 2009 ha rilevato dal fallimento l’azienda veneta, marchio compreso.

Il segreto? "Investire tutti gli utili per autofinanziarci e puntare sull'artigianalità"

Dopo tre anni, puntando forte sull’artigianalità e sull’appeal crescente delle sneakers, non più solo scarpe ‘da ginnastica’ e da teenager, Lir ha riportato il fatturato a livelli record, oltre gli 80 milioni e a fine 2016 ha fatto segnare a bilancio il raddoppio delle vendite nette, calcolate in 153 milioni, con l’obiettivo di superare i 200 nel 2018, anno del 70° anniversario della fondazione dell’azienda. Come ha spiegato il presidente Enrico Moretti Polegato ad Affari&Finanza, “Diadora ha vinto la sua scommessa dato che il brand si appresta a chiudere il 2017 con una crescita quasi a doppia cifra, vicina al traguardo dei 200 milioni di euro di ricavi e debiti prossimi all’azzeramento”. Diadora, inoltre, nel 2016 ha generato 4,6 milioni di profitti autofinanziando la propria crescita: “Abbiamo sempre reinvestito gli utili invece che pagare un dividendo”, ha spiegato il manager che sogna, in un futuro sempre più prossimo, di portare Diadora in Borsa, “ma solo quando le dimensioni del fatturato saranno in grado di misurarsi con quelle dei maggiori gruppi internazionali”.

Presto in Borsa ma prima occorre sfondare negli USA

Difficile, infatti, per ora, competere con colossi come Nike (33 miliardi di euro di ricavi a fine 2016), Adidas (21 miliardi) o Puma (3,6 miliardi), multinazionali che riescono a diversificare in varie attività oltre le scarpe, dagli occhiali ai prodotti per la cura personale all’attrezzo sportivo. Per farlo, secondo Polegato, “Diadora deve riuscire ad affermarsi anche all’estero” e non a caso, per il 2018, c’è la volonta di rafforzare la rete vendita negli Stati Uniti. Attualmente il 60% del fatturato di Diadora proviene, infatti, dall’Italia e il restante 40% arriva soprattutto da Canada, Giappone e Israele.


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