Crisi Aziendali

Meno figli, più concorrenza e per Prenatal si fa dura


Il colosso specializzato in articoli per mamme e bimbi chiude negozi e taglia personale: colpa della crisi delle nascite e della concorrenza dell'e-commerce

Nascite in calo e concorrenza on line in crescita. Sono questi gli ingredienti della crisi con cui si trova a fare i conti la nota catena di negozi Prenatal, specializzata in articoli per mamme e bambini. A fine aprile l'azienda ha avviato la procedura di riduzione strutturale del personale partendo dagli addetti alle vendite. Prenatal ha denunciando la significativa flessione delle vendite a causa dell'incremento dell'e-commerce e dei concorrenti di fascia più bassa. Le prime chiusure hanno interessato i negozi di Milano, in Corso Buenos Aires, e Gorizia e nel "ridimensionamento permanente" di 22 punti vendita in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia dove complessivamente sono occupati 222 dipendenti. "Tenteremo la strada della ricollocazione per evitare il più possibile le ricadute della crisi aziendale sui livelli occupazionali - ha affermato in una nota la responsabile Fisascat Elena Maria Vanelli - è impensabile che la sofferenza del retail del commercio ricada esclusivamente sui lavoratori". Già nel 2016 Prenatal aveva fatto ricorso al contratto di solidarietà per scongiurare 88 esuberi, misura che aveva interessato 448 lavoratori di 46 negozi su un totale di 908 lavoratori negli 83 corner della rete vendita. Nel 2017 era arrivata la proroga della solidarietà in 20 negozi poi in altri 11 punti vendita per la gestione di ulteriori 22 esuberi con 150 lavoratori coinvolti dalla riduzione solidale dell'orario di lavoro. Dal 2013 ad oggi Prenatal ha chiuso in Italia 40 punti vendita caratterizzati da bassa redditività, le chiusure sono state 48 in Spagna e 10 in Portogallo.


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