Crisi Aziendali

Caffè Hag e Splendid, nuovo schiaffo al Made in Italy


La multinazionale olandese JDE, proprietaria dei due marchi, ha annunciato la chiusura dello stabilimento torinese: domani protesta a Bruxelles dei lavoratori e simbolico caffè amaro per tutti gli eurodeputati

La protesta dei lavoratori dello stabilimento 'caffè Hag e Splendid' di Andezeno, a pochi km da Torino e a forte rischio delocalizzazione, sarà domani al Parlamento Europeo "per denunciare l'ennesimo caso di scippo di uno stabilimento italiano". La multinazionale olandese del caffè Jacobs Douwe Egberts (JDE), proprietaria dei due storici marchi di caffè made in Italy, ha annunciato infatti la chiusura del sito produttivo piemontese in cui lavorano 57 persone a partire dal 1 gennaio 2019 e il trasferimento della produzione in altri paesi. "In questi giorni in cui a Strasburgo si aprono i lavori dell'ultima plenaria dell'anno - sottolinea l'eurodeputato Alberto Cirio - offriremo a tutti un caffè Hag 'amaro' per denunciare l'ennesimo espatrio di uno storico marchio italiano. Sarà l'occasione per ascoltare dalla viva voce degli interessati un altro caso di delocalizzazione, analogamente a quanto sta purtroppo avvenendo a Novi Ligure con la Pernigotti e come è già avvenuto nei mesi passati con la Embraco di Riva di Chieri. Vogliamo che l'Europa rifletta sull'importanza di tutelare i nostri marchi. Sradicare un brand storico dal luogo in cui è nato significa snaturarlo". La delegazione di lavoratori sarà accompagnata dal consigliere comunale di Chieri (Torino) Rachele Sacco. L'incontro si terrà alle 10 presso il Parlamento Ue di Strasburgo. È stato invitato e ha confermato la presenza anche il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. Si chiude, dunque, la storia di Hag, azienda nata ai primi del Novecento quando l’imprenditore tedesco che ha dato il nome a questa marca di caffè riuscì tramite un particolare processo chimico a creare la miscela del famoso “decaffeinato”. All'annuncio della proprietà, arrivato a fine settembre, hanno fatto seguito diversi scioperi per una scelta ritenuta dai lavoratori e dalle sigle sindacali “scellerata”.

Nel frattempo si è aperta una trattativa che ha coinvolto anche il ministero dello sviluppo economico e che si è chiusa 5 giorni fa con un accordo che non soddisfa i lavoratori. Esso, infatti, stabilisce un’uscita volontaria con incentivo per i lavoratori che ne faranno richiesta (entro il 30 gennaio 2019). Poche le possibilità per chi invece vuole essere ricollocato in altre sedi della società. Due posti di lavoro sono stati messi a disposizione a Milano, altri due in Spagna, a Mollet del Vallès, e 15 nello stabilimento di Andrezieux in Francia. Per gli operai che non vogliono accettare l'uscita volontaria, dunque, si profila l'ipotesi del trasferimento forzato. La causa della chiusura dello stabilimento, secondo l’azienda, è da ricondurre al calo dei consumi di caffè tostato o macinato, in favore delle capsule.

JDE è il secondo più importante gruppo del caffè al mondo (dopo Nestlè), nato nel 2014 attraverso l’aggregazione delle attività di caffè in precedenza detenute dal gruppo Mondelez e dal gruppo D.E Master Blenders 1753. JDE è controllata da JAB Holding che a sua volta ha anche partecipazioni di controllo in Peet Coffee & Tea (azienda specializzata nella produzione di caffè e tè premium), Caribou Coffee Company (rivenditore di specialità di prodotti di alta qualità di caffè premium), Espresso House (la più grande catena di coffee shop di marca in Scandinavia), e Baresso Coffee (la prima e più grande catena di coffee shop in Danimarca). Nel 2015 JAB ha acquisito il controllo anche del gruppo Keurig Green Mountain, il più grande produttore statunitense di cialde e capsule e sistemi di bevande. Il giro d’affari complessivo di JDE supera i 5 miliardi di euro su base annua ed opera in oltre 100 Paesi del mondo con posizioni di leadership in almeno 27 Paesi in Europa, America Latina e Australia. Tra i suoi marchi più diffusi: Jacobs, Douwe Egberts, Tassimo, Moccona Senseo, L’Or, Kenco, Pilao e Gevallia.


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