Crisi Aziendali

Carburanti, salgono i prezzi e le pompe chiudono


Settore in crisi, allarme della Faib Confesercenti: "Negli ultimi 7 anni spariti 4mila distributori e oltre 10mila ormai senza contratto"

Distributori di carburante, a crescere è solo il prezzo al litro. E a farne le spese, oltre all'automobilista medio, sono proprio loro, i gestori delle pompe di benzina, soprattutto di quelle dei grandi marchi. A lanciare l'allarme è la Faib Confesercenti che attraverso il proprio presidente, Martino Landi, denuncia come "l’uscita progressiva dal mercato italiano dei grandi colossi petroliferi abbia messo in ginocchio l'intera rete italiana di distribuzione carburanti". Negli ultimi sette anni, secondo la Faib, hanno chiuso circa quattromila pompe colorate. E altre 10mila, quasi la metà della rete, sono già senza contratto o precarie, a causa della sistematica violazione delle leggi sull’affidamento degli impianti da parte di chi eredita le reti dei grandi marchi. "Una situazione - denuncia ancora Landi - che ha dato vita ad una contrattazione tanto di fantasia quanto illegale, fino al caporalato petrolifero, come dimostra la sentenza contro Petrolifera Adriatica e che rischia di cancellare 10mila operatori”. In occasione dell’assemblea annuale, la Faib ha presentato il Rapporto 2018, che fotografa lo stato della rete di distribuzione carburanti in Italia. E che conferma il processo di disgregazione che ha subito il settore. A partire dalla fuga dei colossi. Tra il 2010 e 2017 i punti vendita colorati – cioè convenzionati con un marchio – sono passati da 21 mila a 16.667, con una riduzione del 21%; sono diminuiti in modo più drastico gli operatori indipendenti che espongono marchi delle compagnie petrolifere (-31% in dieci anni) ma anche gli impianti delle compagnie petrolifere stesse (-17% sempre in dieci anni). Si allarga, invece, la zona grigia delle pompe bianche: dal 2010 l’aumento è del 138%, e da 1.780 unità arrivano a oltre 4 mila. “Per il rilancio della rete – continua Landi – è auspicabile che i propositi di taglio alle accise manifestati dal Governo si realizzino in breve. Ma occorre anche rilanciare il Fondo indennizzi e il Fondo a sostegno dei gestori espulsi dal settore, strumento imprescindibile di governo del comparto. Occorre inoltre aprire le porte anche alla rimodulazione commerciale dell’offerta carburanti - per il duplice effetto concorrenziale e ambientale - puntando esclusivamente sui prodotti premium di benzina e gasolio e liberando così slot meno inquinanti, come gpl, metano ed energia elettrica: i gestori devono trasformarsi in operatori dell’energia. Solo così le fonti energetiche alternative prenderanno quota nella mobilità italiana”.


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